Donne, pianeti dispersi… donne alla moda donne controcorrente, negli occhi hanno aeroplani per volare ad alta quota, dove si respira l’aria e la vita non è vuota…
In India solo una ragazza su dieci ha modo di utilizzare gli assorbenti, le altre nove non sanno cosa siano e si finisce per lasciare la scuola a 12 anni solo perché non si hanno panni puliti. Nella Cina tradizionale nascere donne era una maledizione. In India, secondo l’articolo 63 del codice penale, devono essere punite con una multa o con il carcere tutte le donne, comprese le bambine dai nove anni in su, che non si coprono con il velo nelle strade e nei luoghi pubblici. In Italia il grande inganno dichiara che il gender gap salariale è solo del 4,1%, collocandoci in un’ottima posizione, ma mascherando il fatto che nel privato il dato supera il 20%. Sempre in Italia nella fascia di età tra i 40 e 50 anni per una donna che guadagna 25 mila euro lordi c’è un uomo che ne guadagna 40 mila.
Le donne lavorano di più, in media 512.7 minuti rispetto ai 453 degli uomini, sono più preparate, perché hanno la quota maggiore di impiegati con alte professionalità e, nonostante ciò, raggiungono posizioni dirigenziali solo il 50% rispetto agli uomini, con divari che possono arrivare all’80% in Paesi come il Giappone. Le donne fanno figli, gestiscono famiglie complicate e, nella maggior parte del mondo, lo fanno praticamente da sole. Le donne sono meno competitive e per questo, spesso, più il gioco diventa difficile, meno amano essere coinvolte. Ma non ci si deve dimenticare che le donne sono più cooperative, più affidabili e spesso perfettamente in grado di prendersi cura di gruppi di persone come fossero una famiglia. Secondo l’Istat 8 milioni e 816 mila donne tra i 14 e i 65 anni hanno subito molestie verbali, fisiche o sessuali; e di queste 1 milione e 403 mila sono molestie o violenze subite sul posto di lavoro. Quale modo migliore per sottolineare la differenza di genere. E poi ancora e infine: 1 donna su 3 lascia l’ufficio dopo il primo figlio.
Dove siamo arrivati e da dove siamo partiti? Quanta strada è fatta e quanta ancora da fare?
Non si potrà rispondere a questa domanda fino a che non si faranno passi avanti a livello culturale. Servono politiche volte a ridurre il pay gap, servono programmi contro gli stereotipi già nelle scuole elementari, servono politiche volte a sostenere il ruolo delle donne come care giver verso i figli prima, e verso i genitori anziani poi, si deve lavorare alla responsabilizzazione del ruolo dei padri e formare le mamme dei figli maschi, grandi protagoniste dell’educazione del genere maschile. Ma più ancora bisogna lavorare dall’interno, verso quell’ambizione che a volte le donne non osano avere, verso il senso di colpa nei confronti dei figli, verso quella difficoltà a fare rete. Sono le donne che da sole devono mettersi al primo posto, con il proprio desiderio di realizzarsi, con il diritto di essere felici e con il potenziamento della propria autostima. Un lavoro faticoso ma necessario, un cambiamento di pensiero e culturale ma nella consapevolezza che labor omnia vincit.
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